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Gli allenamenti nel triathlon

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Comments (2)
  1. Luca ha detto:

    ciao, grazie per le info su corsa e ciclismo perchè per me sono mondi sconosciuti. In merito al nuoto mi permetto un paio di precisazioni: innanzi tutto in merito all’anaerobico lattacido (fosfocreatina) la definizione data è corretta ma non credo abbia alcuna rilevanza come meccanismo energetico in alcun sport di endurance. E’ fondamentale nelle brevissime distanze (50mt nel nuoto, 100 piani, salto in genere) e può essere stimolato per allenamenti di carattere prevalentemente coordinativo in altre specialità. In questo caso il meccanismo energetico da considerare è l’anaerobico lattacido (e le SFR questo sono, ma anche un po’ oltre visto che parliamo di arrivare ai 5 minuti) che per intenderci è oltre il 50% di un 200mt crawl. In merito agli allenamenti di B1 (soglia) fare oltre 2/3 di lavoro su un passo al di sotto della soglia significa fisiologicamente lavorare in accumulo di lattato, quindi non è più soglia: nei lavori di soglia è consigliabile cercare un andatura costante oppure lavorare in fartlek tenendo conto della frequenza cardiaca media (difficile da rilevare e valutare). In ultimo, è vero che con la muta si riduce il dispendio energetico, ma normalmente questo delta lo si utilizza per abbassare l’andatura non per uscire meno stanchi ; )

  2. TriathlonWorld ha detto:

    Grazie delle precisazioni Luca! E permettiti pure senza alcuna riserva, il confronto è sempre gradito! 🙂

    Siamo d’accordo con quello che hai commentato e rispondiamo punto per punto.

    In merito agli allenamenti anaerobici lattacidi gli abbiamo aggiunti per completezza di informazioni. Come hai scritto tu, negli sport di endurance non sono allenamenti “di primaria importanza” proprio perché entrano in conflitto con gli allenamenti atti a migliorare l’aerobia. Andrebbero quindi, sempre inseriti con coscienza all’interno di una programmazione.

    Per gli allenamenti in soglia (sempre nel nuoto) invece devi considerare il lavoro principale quello centrale – per intenderci i 10/15 x 100 in soglia rec fisso 15’’ o i 3x (5×100 rec 15’’) —> serie 1 in soglia, serie 2 a 1’43’’, serie 3 a 1’42.
    La prima parte del lavoro, il riscaldamento, prevede principalmente lavori di tecnica e lavori specifici per i triathleti (come ad esempio imparare a sollevare in modo corretto la testa per guardare la direzione in gara – fondamentale in acque libere – o il ritmo della gambata da mantenere durante la nuotata, concetto sempre complesso da far assimilare a chi non arriva dal nuoto). La seconda parte, il “main set” appunto, quello visto sopra, rappresenta il lavoro specifico in soglia. E la terza parte (tipo i 3×400 del secondo allenamento) è da intendersi come lavoro di supercompensazione. Infine il defaticamento per sciogliere.

    Per rispondere all’ultimo punto, è vero che l’utilizzo della muta viene impiegato per abbassare l’andatura, è anche vero però che negli atleti amatori (dove comunque i benefici sono più evidenti che negli atleti elite) vale la pena risparmiare energia per non arrivare già stanchi alla zona cambio e affrontare al meglio le altre 2 frazioni.

    Grazie e continua a seguirci! 😉

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